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Papini, Giovanni,
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Papini, Giovanni
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Literature Italian fiction
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#BIBC:ruil
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"Dimenticatevi la Francia di Diderot e D’Alembert, la Francia culla dell’Illuminismo, patria di Cartesio e di Voltaire, laboratorio delle ossessioni positiviste di Auguste Comte. Da queste pagine si ottiene una vista panoramica su un’altra letteratura francese, che dalle Memorie d’oltretomba di Chateaubriand arriva fino ai romanzieri e ai poeti contemporanei. Una Francia che a Cartesio ha preferito Pascal, al dubbio il salto nell’infinito, al moralismo di Zadig il riso di Gargantua. Una Francia che ha dettato i canoni realisti del romanzo moderno e poi li ha sconfessati con Marcel Proust. È la Francia onirica e surrealista di Breton e Valéry, assenzio ed esotismo di Baudelaire. Una Francia arguta con Bergson, eroica con Bernanos, brillante con Cocteau, trasgressiva con Gide. Aggrappata ai miti illuministi con i suoi intellettuali impegnati, e poi pronta a dissacrarli con i suoi “mostri sacri”, tra i quali gli infrequentabili Brasillach, Céline e Drieu La Rochelle. Umile e provinciale con Alain-Fournier, cattolica e reazionaria con Claudel, snob e vanitosa con gli scrittori parigini che bivaccano al caffè dei Deux Magots, sofferente e stoica con Camus, comunista e engagé con Sartre, fascista e insolente con Nimier, femminista e polemica con Simone de Beauvoir, metafisica e spirituale con Gilson, Marcel e Maritain, mentre balla al ritmo del jazz con lo scanzonato Boris Vian. La Francia della “Nouvelle vague”, del “Nouveau roman” e del postmoderno; che porta pur sempre sulle spalle il peso della sua civiltà plurisecolare. Peso riassunto malinconicamente in un verso di Mallarmé, che potrebbe pronunciare oggi il protagonista di Sottomissione di Houellebecq: «La carne è triste, ahimè! E ho letto tutti i libri»."--
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Questa miscellanea riunisce studi di italianisti olandesi, belgi, italiani e svizzeri sull’explicit nella narrativa breve dall’Ottocento a oggi. Accanto a studi teorici e generali vi si trovano saggi su d’Annunzio, Jahier, Papini, Primo Levi, Calvino, Parise, Bonaviri e Tabucchi. Fino a oggi gli studi dedicati agli incipit sono stati molti, quelli che si sono soffermati sulle chiuse pochi, come se la fine fosse conseguenza scontata di ciò che la precede. È sufficiente leggere gli explicit delle novelle di Verga per comprendere come la fine sia tutt’altro che limine prevedibile. Nella narrativa breve di consumo si preferiva (e si preferisce) una fine che conferma idealmente valori esposti in una cornice o che è punto d’arrivo di una struttura teleologica. Più tardi sono comparsi anche testi a spirale e ad avvio, le cui chiuse si prolungano in un aldilà di lettura incerto, non definitivo. Spirale e cerchio, approdo e avvio sono nozioni complesse e contraddittorie su cui gli autori di questa miscellanea cercano di riflettere.
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Christian converts from Judaism --- Jews --- Conversion to Christianity --- History --- Pius --- Mortara, Pio,
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Authors, French --- Gracq, Julien, - 1910-2007 --- Rome (Italy) --- Italy
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