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«Il cammino proposto da Attisani conduce a mete inattese, che non configurano risposte teoriche, ma invitano e costringono a una trasformazione della postura consueta con la quale ci si confronta con un testo di “storia del teatro” (o con qualsiasi altro testo in senso lato). Da una parte, infatti, viene presentata una rilettura del “fare francescano” nella sua dimensione originariamente teatrale, liberandolo dal canone agiografico e restituendo il senso della sua “santità” a una pratica di poesia organica e di disciplina performativa; dall’altra parte, vengono evocate e descritte aperture attuative che, dall’interno della più alta tradizione teatrale novecentesca, segnano la via di una eredità possibile, gravitando attorno a una interpretazione tutta particolare del francescano “matrimonio con madonna Povertà”. Questi due aspetti non esauriscono la vastità dei materiali presentati da Attisani ma ne indicano, a mio avviso, il fuoco e la prospettiva». (Florinda Cambria)
Theater --- Music, Dance, Drama & Film --- Drama --- Philosophy --- Dramatics --- Histrionics --- Professional theater --- Stage --- Theatre --- Performing arts --- Acting --- Actors --- teatro
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A Odessa fu Jacob Adler, giovane campione di boxe e di ballo, a dare vita al primo teatro yiddish russo. Negli Stati Uniti Boris Thomashefsky, giovanissimo immigrato senza alcuna formazione specifica, fondò la prima compagnia yiddish professionale. Adler diventò un attore-mito con il soprannome di Grande Aquila, Thomashefsky fu il re dello shund, l’amato e disprezzato teatro- spazzatura. Per oltre un ventennio l’amicizia e la concorrenza tra i due diedero l’impulso più rilevante a un genere spettacolare al tempo stesso popolare e innovatore, capace di proporre in scena episodi biblici e scabrosi fatti di cronaca, controversie filosofiche e battaglie politiche. Le donne che i due incontrarono e che li affiancarono come attrici e compagne di vita furono altrettanto fondamentali nel determinare la fisionomia del teatro yiddish nella transizione dalla vecchia Europa a quella Amerike nella quale le più diverse etnie e culture cercavano di costruirsi un futuro di benessere e felicità. Sempre mescolando divertimento e commozione, risate e lacrime, il teatro yiddish realizzato durante pochi decenni tra il xix e il xx secolo da alcune centinaia di artisti straordinari non fu soltanto il principale elemento identitario di una comunità ma anche un incredibile laboratorio senza il quale il teatro contemporaneo sarebbe molto più povero.
Theater --- teatro yiddish --- Russia --- shund --- Russie --- théâtre yiddish --- Yiddish theater
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Italian drama --- Translations into English. --- 20th century --- Translations into English
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Con questo volume dedicato al teatro ebraico dalle origini al 1948 si viene a colmare una grave lacuna della pubblicistica non solo italiana. Secondo un luogo comune assai diffuso, l’antropologia e la cultura ebraiche sarebbero caratterizzate da un interdetto assoluto nei confronti del teatro. Qui si dimostra ampiamente che un’attenzione nei confronti del teatro – o per meglio dire dell’espressione performativa – tanto intensa quanto peculiare abbia caratterizzato tutta la storia dell’ebraismo. Dall’episodio biblico di Ester alle rappresentazioni carnevalesche del Purim e poi, a partire dalla metà dell’Ottocento, al teatro yiddish, la cultura ebraica è stata costantemente in dialogo con le varie forme della teatralità, sia adattando ai propri scopi modelli delle culture nazionali sia elaborandone di propri. L’excursus di questo volume si ferma all’altezza del 1948, spartiacque di una storia diversa, quella del nuovo Stato d’Israele, uno dei più importanti “esperimenti di modernità” del XX e XXI secolo. Verso la fine di questa prima parte il teatro ebraico incrocia il proprio destino con quello del teatro yiddish. Qui si dà il caso singolare di una civiltà che si è espressa, al momento dell’ingresso nella modernità, in due sistemi teatrali molto differenti, a partire dalla lingua, e spesso in contrasto tra loro. Ed è proprio in questo momento che – nell’intreccio tra impresa sionista, recupero dell’antica lingua e costruzione identitaria dell’Ebreo Nuovo – prende vita il teatro nazionale di Israele.
Jewish theater --- Theater, Yiddish --- History. --- Yiddish theater --- Theater --- Theater, Hebrew --- Theater, Jewish --- Jewish entertainers --- Jews --- jüdisches theater --- Israel --- jiddisch
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« Au début des années 1980, à l’occasion des fêtes du mois de Shaban au cours desquelles guérisseurs, voyantes et voyants de la confrérie gnawa – on les appelle mokadma et mokaddem – de Marrakech renouvellent et parfument leurs autels dédiés aux génies et, lorsque c’est possible, leur garde-robe, j’avais rituellement offert au mokaddem Laïachi Hamshish une choukara, une de ces besaces brodées que quelques vieux Marocains portent encore sous leur djellaba. Je demandai à Laïachi de me céder son ancien sac en échange du nouveau, ce qui le fit bien rire. Il s’exécuta volontiers après avoir transféré dans la besace neuve son sepsi et sa blague à kif, quelques pièces de monnaie, deux cauris, une carte d’identité écornée et un paquet de cigarettes Casa Sport à moitié vide. Des années plus tard, au cours de la dernière lila où Laïachi officia dans les semaines précédant sa mort, il me contraignit à entrer dans la raba, l’espace consacré dédié à la montée et la descente des génies, et à danser toute la nuit. Un cadeau d’adieu, en quelque sorte. Depuis lors, j’ai vécu sur quatre continents et dans mon bocage natal mayennais quelques aventures marquantes liées à ce monde de forces. Autant de secrets parfumés que j’ai précautionneusement mussés dans la choukara de Laïachi jusqu’à aujourd’hui. » Jerzy Grotowski, la forêt polonaise, le chant du tambour, la danse avec les génies gnawa au Maroc, la forêt sacrée d’Oshogbo au Nigéria, les guérisseurs de la Mayenne : dans cette Conférence des sept parfums, Pierre Guicheney nous conte par fragments qui sont autant de découvertes une vie de voyage dans quelques régions invisibles du monde visible.
Theater --- Anthropological aspects. --- History --- Theater anthropology --- Anthropology --- Grotowski --- Morocco --- travel --- Nigeria
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Il xxi secolo è destinato a diventare il “secolo di Grotowski” perché, come dimostrano i saggi raccolti in questo volume, in diversi paesi del mondo stanno nascendo nuove riflessioni e nuove pratiche del teatro all’insegna dell’incontro più che della rappresentazione e dello spettacolo e ciò soprattutto per merito del Workcenter of Jerzy Grotowski and Thomas Richards.
Grotowski, Jerzy, --- Gkrotophski, Gierzi, --- Гротовский, Ежи, --- Grotovskiĭ, Ezhi, --- Groṭovsḳi, Yez'i, --- גרוטובסקי, יז'י --- theatre
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Vite parallele, quelle dei due grandi attori Solomon Michoels e Veniamin Zuskin, immerse nella speranza suscitata da un regime che per la prima volta nella storia riconosceva parità di diritti agli ebrei. Lo stato sovietico attribuiva al lavoro culturale e artistico un ruolo fondamentale e gli ebrei progressisti contavano su questo presupposto anche per emanciparsi dal conservatorismo che caratterizzava gran parte della loro tradizione. Per quei giovani, moderni e formati in ambienti fortemente permeati dallo “spirito della musica”, l’arte e il teatro si incontravano con le istanze della Rivoluzione d’Ottobre. Purtroppo l’utopia defluì nel giro di pochi anni in una violenta reazione opposta, destinata a seppellire sotto la pesante cappa del realismo socialista il critico, gioioso e trascendente grottesco del teatro yiddish, nonché provocando uno scontro che volse in tragedia e si concluse con la morte, l’esilio e il silenzio di quasi tutti gli interpreti russi della cultura yiddish. I due protagonisti di questo libro avevano scelto il teatro come ricerca della verità e ne subirono le amare conseguenze.
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La vita nell’arte di Maurice Schwartz, sommo attore yiddish, è stata un continuo combattimento su più fronti, un combattimento pieno di episodi drammatici e comici, di tragedie e di incidenti farseschi, condotto a capo di un piccolo esercito di attrici e attori impegnati nella "ricerca della felicità" attraverso la creazione teatrale e cinematografica, sempre alle prese con appassionanti sfide artistiche e fatidiche questioni economiche o politiche. La vicenda si svolge dall’inizio del secolo scorso in Russia, a Londra e in America, continua con la Prima guerra mondiale e l’"Età dell’oro" del teatro yiddish, si protrae fino alla Seconda guerra mondiale e la Shoah, per concludersi con il sogno di un teatro yiddish in Israele. Schwartz e tutti gli altri protagonisti di quest’avventura - che per fortuna è ben documentata in tutti i suoi aspetti - sono qui presentati in un grande affresco epico. È un libro, questo, che almeno tutti gli uomini e le donne che portano la vita in scena o ne sono appassionati spettatori dovrebbero leggere.
Jewish actors --- Theater, Yiddish --- History --- Schwartz, Maurice, --- Yiddish Art Theatre. --- Actors, Jewish --- Actors --- Yiddish theater --- Jewish theater --- Schwartz, M. --- Schwartz, Morris, --- Shvartz, Morris, --- שווארץ, מאָריס, --- Idish Ḳunsṭ-ṭeaṭer --- Irving Place Theatre (New York, N.Y.) --- Novecento --- teatro yiddish --- teatro
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