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«E si delineava chiaramente un fronte unico di scienza, arte, letteratura, vita, ricco di nuovi, ancora ignoti valori di futuro». Così nel 1977, conversando con Bengt Jangfeldt, Roman Jakobson racconta i suoi anni studenteschi trascorsi in un’«epoca di cataclismi» da cui sono travolti con gli assetti dell’Europa e del mondo intero tutti i campi della conoscenza. […] La Bildung esistenziale e scientifica di Roman Jakobson trova in questa humus di tumultuoso scardinamento e propulsiva trasformazione di contenuti e confini dell’episteme la sua attiva e partecipata finalità. Nel corso della sua lunga operosissima vita attraverso il secolo ventesimo, Roman Osipovič non rinuncerà mai ad affiancare al rigore della ricerca specialistica l’esplorazione curiosa degli orizzonti limitrofi nel campo delle scienze e delle arti nel costante perseguimento di un «fronte unico» di intenti dalle radici comuni. Da qui ha preso giovane le mosse e da qui prosegue nella maturità e nella vecchiaia. […] La riflessione sulla lingua si genera dunque in Jakobson grazie al commercio ravvicinato con l’attività dei poeti e degli artisti suoi contemporanei e alla coinvolta attenzione verso ciò che accade nel campo delle scienze; in tale feconda osmosi tra pratiche e discussioni teoriche attinenti a campi del sapere molteplici i confini tra Geisteswissenschaften e Naturwissenschaften risultano visibili sì ma al contempo elastici e porosi. Si tratta per lo studioso russo non soltanto di una convinta consapevolezza bensì di una scelta di vita, di un habitus a cui egli è rimasto sempre fedele in tutte le tappe della sua vita intellettuale. Tale habitus si traduce nel lungo e paziente lavoro di tessitura di reti di relazioni fra ambienti e persone di origine disciplinare diversa, nella sua partecipazione alacre a iniziative e progetti di ricerca promossi in seno a innumerevoli svariate istituzioni culturali. (Dalla Premessa di Stefania Sini)
Literature, Romance --- Linguistics --- analisi --- linguistica --- analyse --- linguistique --- analysis --- linguistics --- Jakobson, Roman, --- Jakobson, Roman Osipovič --- Jakobson, Roman --- Jakobson, R.O.
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In The Shape of Hebrew Poetry, Matthew Ayars explores foregrounding and structural cohesion as the dual discourse function of linguistic parallelism in biblical Hebrew poetry through a robust application of Russian Formalist Roman Jakobson's conceptulisation of linguistic parallelism to the Egpytian Hallel (Psalm 113-118). Other hebraists and biblical Hebrew poetry specialists have long noted the importance of Jakobson's theory of parallelism for poetic texts of the Hebrew Bible, however, Ayars is the first to offer an application of Jakobsonian-based analysis to a poetic corpus of the Hebrew Bible.
Hebrew poetry, Biblical --- 892.4 --- 223.3 --- 892.4 Hebreeuwse literatuur --- Hebreeuwse literatuur --- 892.4 Hebrew literature --- Hebrew literature --- 223.3 Psalmen --- 223.3 Psaumes --- Psalmen --- Psaumes --- History and criticism --- Jakobson, Roman, --- Bible. --- Hallel --- Haggadah. --- Halel --- Maḥzor. --- Criticism, interpretation, etc. --- History and criticism. --- Antico Testamento --- Hebrew Bible --- Hebrew Scriptures --- Kitve-ḳodesh --- Miḳra --- Old Testament --- Palaia Diathēkē --- Pentateuch, Prophets, and Hagiographa --- Sean-Tiomna --- Stary Testament --- Tanakh --- Tawrāt --- Torah, Neviʼim, Ketuvim --- Torah, Neviʼim u-Khetuvim --- Velho Testamento --- Jakobson, Roman Osipovič --- Jakobson, Roman --- Jakobson, R.O.
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