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Questa edizione, appositamente allestita per l'«Edizione Nazionale dei Commenti Danteschi», offre per la prima volta all'attenzione degli studiosi e dei lettori il testo critico del più importante commento integrale alla Commedia di area fiorentina, realizzato intorno al 1334 (a soli tredici anni dalla morte del poeta) da un anonimo esegeta, che dichiara addirittura la propria personale conoscenza e consultazione dell'Alighieri («Io scrittore udii dire a Dante»). L'opera si configura come una summa di tutte le precedenti esperienze interpretative, messe a frutto mediante una tecnica compilatoria mirata a proporre una varia lectio ermeneutica, che si vuole discutere e disciplinare. Nell'àmbito dell'esegesi dantesca delle origini, l'opera ricopre un ruolo di assoluto rilievo anche per la purezza del suo volgare, apprezzata e valorizzata fin dal XVI secolo dagli Accademici della Crusca, che vi trassero oltre 1.400 lemmi per la prima edizione del loro Vocabolario (1612),attribuendogli altresì, in ragione dei suoi pregi linguistici, la lusinghiera qualifica di Ottimo, divenuta poi canonica.
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Se il dantismo degli ultimi decenni si è orientato verso la restituzione di un Dante medievale in quanto teologo, filosofo e moralista, non sono mancate ricerche specificamente incentrate sugli aspetti mistico-devozionali della sua opera. In questa direzione è isolabile una linea d'indagine che ha restituito la figura di un Dante profeta o poeta-profeta e l'immagine di un poema, la Divina Commedia, da ripensare come opera integralmente profetica. Analizzando sotto questa luce l'intera opera del poeta, l'autore ha proposto nei suoi molteplici scritti di argomento dantesco una lettura della Commedia come narrazione, nella forma dell'allegoria poetica, di una conoscenza d'eccezione - culminante nel raptus sul modello paolino -, largita a Dante per la sua personale salvazione e funzionale alla missione in questa conferitagli di illuminare gli uomini del suo tempo. In questa prospettiva, i primi due canti dell'Inferno sono ampiamente analizzati nella loro singola funzione e nel loro interno rapporto come rappresentazione delle condizioni soggettive e oggettive per l'avvio dell'itinerario del personaggio protagonista. Una lettura integrata da una specifica proposta interpretativa riguardante la profezia del Veltro.
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One of the masterpieces of world literature, completed in 1320, Dante's Divina Commedia describes Dante's journey through Hell, Purgatory and his eventual arrival in Heaven. In this new, fully illustrated version of Dante's masterpiece, Alasdair Gray offers an original translation in prosaic English rhyme.0Accessible, modern and sublimely illustrated, this remarkable edition yokes two great literary minds, seven hundred years apart, and brings the classic text alive for the twenty-first century.
Hell --- Dante Alighieri,
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"An uncompleted manuscript that combines lyric poetry and prose commentary, the Banquet (or Convivio) is one of Dante Alighieri's most important and least understood philosophical texts. As Maria Luisa Ardizzone shows, its language and logic are deeply connected to medieval culture and the philosophical debates of the thirteenth and early fourteenth centuries. In Reading as the Angels Read, Ardizzone reconstructs the cultural and socio-political background that provided the motivation for the Banquet and offers a bold new reading of this ambitious work. Drawing on a deep knowledge of Dante's engagement with biblical, Augustinian, Neoplatonic, and Aristotelian philosophy, she suggests that the Banquet is not an encyclopedia of learning as many have claimed, but Dante's attempt to articulate a theory of human happiness in which perfect knowledge is the natural basis for a well-organized political community."--
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Il testo de "La Divina Commedia" costituisce, com'è noto, uno dei problemi più ardui e di più difficile soluzione della filologia italiana, in tutto l'arco - dalle Origini alla contemporaneità - della produzione letteraria realizzata in Italia, non solo in lingua italiana. Perduto ogni autografo dantesco, noi leggiamo tutte le opere di Dante in copie più o meno tarde, più o meno fortunosamente tramandate, con aggravanti di vario tipo: per alcune ("Convivio", "De vulgarì eloquenti") dovute al fatto che la tradizione trae probabilmente origine da copie di lavoro incompiuto, manoscritti tormentati, con correzioni non facilmente decrittabili, che hanno prodotto incertezze di lettura, fraintendimenti, lacune; per altre ("Vita nuova", "Rime"), in ragione della varietà delle tradizioni, singolari o per gruppi più o meno consistenti dei singoli componimenti, con frequente interferenza di rime spurie (da riconoscere come tali ed espungere dal corpus dantesco), contaminazioni, alterazioni varie; nella "Commedia", per le modalità della trasmissione del testo. Pubblicate le tre cantiche, con ogni probabilità, in tempi diversi (l'"Inferno" e il "Purgatorio" tra il 1313 e gl'inizi del 1314, il "Paradiso" postumo, forse nel 1322), il poema incontrò subito grande favore del pubblico, esploso alla notizia della morte dell'autore, nel settembre 1321. La richiesta di esemplari dell'opera si intensificò in tutta Italia, con una domanda pressante che determinò la nascita di una vera "industria" della copia, soddisfatta con le possibilità del tempo. Moltiplicandosi i copisti si moltiplicarono gli esemplari di copia e gli esemplari prodotti, ognuno portatore degli errori del manoscritto di provenienza e di quelli aggiunti dal nuovo copista: falli tipici di ogni atto di copia (dovuti a fraintendimento nella lettura, nella memorizzazione, nel dettato interno, nella trascrizione) e falli dovuti alla iniziativa "emendatoria" del copista, che laddove non capiva - e molti erano i luoghi che potevano apparire oscuri, in un'opera nuova e "difficile" come la Commedia - s'industriava di correggere l'errore che in realtà non c'era, introducendo una "semplificazione" (dunque una alterazione) nel testo, oppure adottando una lezione alternativa di altro manoscritto, che era in realtà un non meno arbitrario "emendamento" portato in precedenza da altro copista. Questo meccanismo, ripetuto per centinaia di luoghi in migliaia di manoscritti (circa 800 sono quelli conservati, su una stima di oltre 2000 prodotti), ha procurato danni tanto più gravi, in quanto sono perduti tutti i manoscritti autografi di Dante, di tutte le opere, e manca ogni possibilità di verifica dell'autentica "volontà dell'autore".
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