Listing 1 - 10 of 8906 | << page >> |
Sort by
|
Choose an application
Choose an application
Choose an application
Choose an application
Choose an application
"Dimenticatevi la Francia di Diderot e D’Alembert, la Francia culla dell’Illuminismo, patria di Cartesio e di Voltaire, laboratorio delle ossessioni positiviste di Auguste Comte. Da queste pagine si ottiene una vista panoramica su un’altra letteratura francese, che dalle Memorie d’oltretomba di Chateaubriand arriva fino ai romanzieri e ai poeti contemporanei. Una Francia che a Cartesio ha preferito Pascal, al dubbio il salto nell’infinito, al moralismo di Zadig il riso di Gargantua. Una Francia che ha dettato i canoni realisti del romanzo moderno e poi li ha sconfessati con Marcel Proust. È la Francia onirica e surrealista di Breton e Valéry, assenzio ed esotismo di Baudelaire. Una Francia arguta con Bergson, eroica con Bernanos, brillante con Cocteau, trasgressiva con Gide. Aggrappata ai miti illuministi con i suoi intellettuali impegnati, e poi pronta a dissacrarli con i suoi “mostri sacri”, tra i quali gli infrequentabili Brasillach, Céline e Drieu La Rochelle. Umile e provinciale con Alain-Fournier, cattolica e reazionaria con Claudel, snob e vanitosa con gli scrittori parigini che bivaccano al caffè dei Deux Magots, sofferente e stoica con Camus, comunista e engagé con Sartre, fascista e insolente con Nimier, femminista e polemica con Simone de Beauvoir, metafisica e spirituale con Gilson, Marcel e Maritain, mentre balla al ritmo del jazz con lo scanzonato Boris Vian. La Francia della “Nouvelle vague”, del “Nouveau roman” e del postmoderno; che porta pur sempre sulle spalle il peso della sua civiltà plurisecolare. Peso riassunto malinconicamente in un verso di Mallarmé, che potrebbe pronunciare oggi il protagonista di Sottomissione di Houellebecq: «La carne è triste, ahimè! E ho letto tutti i libri»."--
Choose an application
Choose an application
Les articles rassemblés ici pour la première fois, datent pour la plupart de l'époque où le structuralisme régnait sur la critique française et européenne. Serge Doubrovsky s'est, quant à lui, toujours méfié des philosophies qui, à la suite de Foucault ou de Barthes, proclamaient la mort de l'auteur. Pour lui, l'homme, toujours, précédera son texte. Critique, Serge Doubrovsky reste d'abord un écrivain, qui ne se contente nullement du brio de ses analyses ni de sa virtuosité, mais se confronte, avec une perspicacité d'agent double, à l'auteur et à ses textes. Sans immoler ni l'un ni les autres, il cherche, tel un amoureux, sous la fine peau du texte, la veine battante qui trahit l'émoi d'un auteur.
Choose an application
Choose an application
Choose an application
Listing 1 - 10 of 8906 | << page >> |
Sort by
|