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Fino a pochi decenni fa dell’esistenza delle«camerae Lanzaloti» avevamo solo notizie indirette. Gli inventari del Palazzo di Piazza di Ferrara citano una «chamera de Lanziloto» che fu occupata, attorno al 1436, da Margherita Gonzaga, la giovane moglie di Leonello d’Este; e una «camera de Gienevere» – con dizione polarizzata dunque sul secondo membro della celebre coppia di amanti – si trovava anche nel castello di Sigismondo Malatesta a Rimini. Per venire infine al caso piú clamoroso, nel 1391 Agnese Visconti, figlia di Bernabò e prima moglie di Francesco Gonzaga, era stata decapitata al termine di un processo in cui, non si può dire quanto pretestuosamente, l’accusa aveva calcato la mano sui suoi presunti adulteri, il cui teatro sarebbe stata la stessa stanza nuziale del palazzo di Mantova, designata però dalle carte processuali con l’etichetta di «camera Lanzaloti». Si tratta di un’indicazione che sembra meno verosimilmente attribuibile a un intento di precisione istruttoria che non a una qualche malizia della corte giudicante, se si considera che la storia degli amori di Ginevra e Lancillotto continuava ancora a rappresentare, sullo scorcio del XIV secolo, e dunque un buon secolo dopo il notissimo e truce scandalo riminese che tanto colpí Dante, uno degli esempi piú famosi di tradimento coniugale. Da non molto, invece, un fortunato ritrovamento ha permesso di ricostruire nel suo aspetto e nelle sue reali dimensioni una di queste camere dipinte…
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